Chi ha paura della SEO?
Io con le strategie SEO litigo ogni giorno. Ci litigo innanzi tutto perché è bello crearle, ma non è semplice farle funzionare. I motivi sono tanti: l’ottimizzazione di un sito internet per i motori di ricerca non è una scienza esatta, sono moltissime le varianti da monitorare e, non ultimo, bisogna poter contare su una collaborazione pressoché totale del cliente.
Ma c’è un altro motivo per cui è difficile avere a che fare con una buona Search Engine Optimization.
Incontro ogni giorno moltissime persone scettiche o addirittura contrarie alla SEO. All’inizio questo mi lasciava a dir poco perplessa, poi ho cominciato a capire.
Tralasciamo le persone che non sanno di cosa si tratti e che mi dicono: “Se cerco il nome del mio sito lo trovo in prima posizione, non mi serve un lavoro di ottimizzazione”. Alla domanda: “Ma i vostri clienti vi trovano se cercano la tipologia dei vostri prodotti?” non sanno rispondere. Tralasciamo fino ad un certo punto, nel senso che è del tutto comprensibile che queste persone, che si occupano di altro nella vita, non conoscano la materia. Ma è un mio preciso dovere (e sottolineo dovere!) spiegarglielo.
Poi ci sono professionisti qualificati e stimabili che vedono gli interventi SEO come una strada senza uscita che andrà a banalizzare, sminuire e abbassare il livello di un testo.
La prima spiegazione che mi do è che abbiano un’idea distorta delle strategie SEO, pensando che porteranno a snaturare ogni testo, facendolo diventare un acchiappaclic della peggiore specie.
Il problema, secondo me, è però molto più complesso. Esiste una forte resistenza di fronte all’evidenza dei fatti: scrivere un testo per il web significa avere a che fare con gli algoritmi che governano il web. Possiamo non amare questa realtà, ma è appunto una realtà.
Chi è abituato a scrivere per la carta stampata non si pone il problema delle parole chiave, dei trend di ricerca o della costruzione dell’articolo in base a regole di buona struttura e densità delle keywords. Si pone però altri problemi: un titolo efficace, un testo ben scritto, una buona impaginazione. E si domanda, ovviamente, in quale posizione verrà pubblicato, in quale pagina, in fianco a quali altri argomenti.
Ecco, la posizione. Su internet la posizione non è assegnata a priori, la devi conquistare. Se viene trattato un argomento di scarso interesse, oppure se si utilizza una parola chiave di scarso interesse, non ci sarà alcuna posizione: l’articolo non comparirà sui motori di ricerca, nessuno lo troverà e, ovviamente, nessuno lo leggerà.
Mi è capitato più volte di fare revisioni SEO di articoli ben scritti, ma con l’utilizzo di parole che nessun utente digita mai su un motore di ricerca.
La domanda è: perché scriviamo?
Se la risposta è ancora che scrivamo per essere letti, mi dispiace: una buona strategia SEO è l’unica strada. E la sfida più interessante è garantire la qualità del testo, senza mai banalizzare, senza mai abbassare il livello editoriale, ma cercando di raggiungere una buona visibilità, un piccolo posto al sole per ogni articolo.
Non è facile, ma lo è un po’ di più quando non si deve litigare con i preconcetti, oltre che con gli algoritmi.
Ho abbinato questo articolo alla foto di un gattino, perché i gattini funzionano benissimo in termini SEO!
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