Le parole sono importanti e danno forma al nostro mondo.
Potrei ripetere questa frase all’infinito e, forse mai come in questo caso, a ragione.
Per moltissimo tempo, ho chiesto scusa molto più spesso del necessario. Il mio era un atteggiamento, un modo di pormi. Ma ultimamente mi sono accorta che c’è un grande equivoco dietro questo vizio di chiedere scusa sempre e comunque, specialmente se a sproposito.
Si pensa infatti che chiedere scusa sia indice di grande educazione, denoti un temperamento un po’ timido ed esprima una posizione di scomodità che la persona sente di occupare rispetto agli altri e al mondo. Certamente per molte persone è così, ma spesso c’è di più.
Chiedere sempre scusa è troppo facile, per almeno due motivi.
Primo perché crea un rumore di fondo – per altro fastidioso – che fa passare in secondo piano i momenti in cui davvero sarebbe necessario scusarsi. Se mi scuso sempre, nessuno si accorgerà quando dovrei farlo davvero.
Secondo, perché significa fare sempre la parte del buono e portare l’attenzione su di sé, suscitando compatimento a approvazione. Insomma, alla fine dei conti mi sono accorta che chiedere scusa troppo di frequente è un atteggiamento egocentrico e narcisista.
Quindi, una volta capito questo, ho provato a cambiare comportamento e vocabolario. Invece di chiedere scusa, ho provato a dire grazie.
Se penso di aver annoiato qualcuno con un discorso troppo lungo, non chiedo immediatamente scusa, anche perché non è un fatto poi così grave che presuppone di cospargersi il capo di cenere. Chiedere scusa attirerebbe nuovamente l’attenzione su di me, sull’esigenza che ho avuto nel fare quel discorso, o anche solo sul mio sentimento di disagio e di rammarico. Se invece ringrazio la persona che mi sta davanti per avermi ascoltato, sposto l’attenzione su di lei, sul ruolo che ha avuto in questo scambio e sul beneficio che mi ha portato.
Così, se una persona interrompe un lavoro per darmi una mano cerco di non chiedere scusa per il disturbo, ma di ringraziare per l’aiuto. Se arrivo in ritardo, provo a non chiedere scusa elencando i mille motivi che mi hanno fatto tardare, ma ringrazio di avermi aspettato.
E poi, chiedo scusa quando davvero serve. E a quel punto posso assicurare che non è più un atteggiamento di maniera, ma un sentimento di sincero dispiacere per aver fatto qualcosa di sbagliato o per aver mancato qualcosa.
Non è facile, davvero. Ma è l’esempio più evidente di quanto cambiare una parola nel proprio vocabolario possa cambiare la visione del proprio mondo e il modo di porsi rispetto agli altri.
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