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Guida Galattica per gli Autostoppisti

Guida galattica per gli autostoppisti: don’t panic!

Potete inseguire l’ultimo romanzo appena uscito o pareggiare i conti con i classici non ancora letti. Non importa. Ma Guida galattica per gli autostoppisti è un libro culto, che non dovrebbe mai mancare nella libreria ideale di chi ama la fantascienza, l’ironia, o la letteratura in generale.

Non è un caso se è diventato più di un romanzo: un orizzonte di citazioni, riferimenti e situazioni per nerd, geek e visionari di vario genere.

Io mi sono innamorata di questo libro dall’introduzione, dove Douglas Adams racconta come è nata l’idea di Guida galattica per gli autostoppisti:

Ebbi l’idea del titolo nel 1971, mentre, ubriaco, giacevo in un prato a Innsbruck, in Austria. Non ero ubriaco fradicio: avevo solo il tipo di sbronza che può prendersi un autostoppista squattrinato, il quale, dopo due giorni di digiuno, decida di tracannare due Gosser forti. Si trattava, insomma, di una lieve incapacità di reggersi sulle gambe.

Il primo romanzo del ciclo viene pubblicato nel 1979, ma arriva in Italia solo nel 1996. Nel 2005 esce il film. Eppure è un altro l’evento che secondo me ha consacrato il successo di questo romanzo, presso chi ancora non lo conosceva. Parlo della missione di Samantha Cristoforetti, che è stata costellata di citazioni alla Guida galattica per gli autostoppisti: il numero 42, l’asciugamano che l’ha accompagnata nel momento del lancio, i saluti che ha inviato attraverso i social.

Il significato di questi riferimenti non lo svelo, leggetevi il romanzo e divertitevi!

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