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Pop Story - Il mio libro in Crowdfunding

Il mio libro in crowdfunding

Quando iniziai la campagna di crowdfunding per il mio libro, decisi che avrei accolto ogni risultato come un regalo, senza alcuna aspettativa.
Ma siccome non sono zen, ecco come è andata davvero.

Il 9 maggio 2019, il mio primo libro intitolato “Il giorno in cui seguimmo le api” è entrato in crowdfunding, selezionato dalla casa editrice bookabook. 100 giorni per conquistare 200 preordini.

Ok, da dove si comincia una campagna di crowdfunding per un libro che ancora non esiste?

Niente panico, basta iniziare“, mi sono detta. “Io che ogni giorno lavoro per promuovere i prodotti altrui, che invento strategie di comunicazione, messaggi e soluzioni, dovrò pur trovare un modo per promuovere me stessa e il mio libro.”

Le premesse erano ottime, sulla carta, ma si sono leggermente incrinate la sera stessa del 9 maggio, lanciando la campagna di crowdfunding alla presenza di amici, colleghi e parenti. Ecco, io che mi sono sempre salvata da ogni situazione con un’invidiabile parlantina, proprio io, non sapevo cosa dire, non riuscivo a trovare il filo del discorso. In una parola, mi vergognavo. Anzi, me la facevo proprio sotto.

Crowdfunding – Fase 1: Emergenza

Calma e sangue freddo. “Se non ho mai avuto problemi a parlare in pubblico e a farmi venire idee per promuovere (quasi) qualunque cosa, riuscirò anche in questo caso”, ho provato a convincermi. “Basta pensare che non sono io, che non è il mio libro. Basta far finta che sia il progetto di un mio cliente.
Nell’emergenza, ha funzionato. Affiancata da una meravigliosa attrice che, non solo ha recitato alcuni passaggi del libro, ma mi ha anche fatto da spalla comica nella presentazione, ne sono uscita viva.

Crowdfunding – Fase 2: Entusiasmo

Nei giorni successivi, la mia energia era al massimo. Arrivavano ordini, arrivavano messaggi: era bastato aver trovato il coraggio per parlare di me alle persone che mi conoscevano (e che magari avevo anche perso di vista da un po’) per raccogliere il loro affettuoso interesse. Nei primi giorni di campagna, raggiunsi il 30% con mio grande, anzi grandissimo stupore. Sarebbe bastato continuare con questo ritmo, no?

Crowdfunding – Fase 3: Smarrimento

No, non sarebbe bastato. O meglio, non sarebbe stato possibile proseguire a questo ritmo, per una ragione molto semplice: in quel 30% c’erano i miei amici più stretti, la mia famiglia e i colleghi che dividono la scrivania con me ogni giorno, insomma le persone che conoscevano già il progetto, che avevano seguito l’iter dell’approvazione del manoscritto da parte di bookabook e che stavano solo aspettando il via libera per ordinare. Con affetto, per affetto. Ero piena di gratitudine, ma capivo benissimo che questa era stata la parte più facile, mentre stava per iniziare quella difficile e non avevo la più pallida idea di come affrontarla.

Crowdfunding – Fase 4: Egocentrismo

Dire che non avevo idea di come fare non è del tutto vero. Cominciai a usare i social, a pianificare qualche campagna, a raccontare alle persone il progetto. Davvero? No, non proprio. Raccontavo di me stessa che promuovevo il progetto, del fatto che avessi bisogno di raggiungere la soglia dei 200 preordini per arrivare all’obiettivo della pubblicazione. Mi perdevo in mille parole per spiegare cosa fosse il crowdfuding, come funzionasse, per quale motivo ogni ordine fosse così importante.
Parlavo solo di me, delle mie aspettative, delle mie speranze. Del libro, poco o niente.

Crowdfunding – Fase 5: Tentativi ed errori

Iniziò qui la fase dei piani B e poi dei piani C, D, eccetera. Ad esempio, provai a organizzare altre presentazioni del libro, iniziative o incontri con giovani lettori e con le loro famiglie. Se avessi portato a casa 10 preordini per ogni incontro, sarei stata a cavallo. Ma eravamo già ai primi di giugno e tutti mi dicevano: “Interessante, molto! Ti va se ci risentiamo a settembre? Adesso chiudono le scuole e vanno tutti in vacanza!
Al tempo stesso, i campi estivi erano già organizzati e inserirsi con nuove attività era del tutto impossibile.

Crowdfunding – Fase 6: Panico

Non vedevo altre soluzioni e capivo bene che continuare su questa strada non mi avrebbe portato da nessuna parte. Cominciai ad abituarmi all’idea che non avrei raggiunto il risultato, che ne sarei uscita con le ossa rotte, che avrei deluso me stessa e le persone che mi avevano dato fiducia. Per come sono fatta, trovai che fosse meglio prepararmi al peggio, per rimanerci meno male.

Crowdfunding – Fase 7: Consapevolezza

Fortunatamente, mi sono scrollata di dosso tutta questa negatività abbastanza in fretta. Ho parlato con le persone, ho ascoltato, ho pensato, ho studiato. E poi ho capito una cosa: il primo 30% era probabilmente interessato a me, ma il restante 70% doveva interessarsi al mio libro.
E io, perché avevo scritto questo libro? Cosa volevo dire? Cosa volevo ottenere, al di là dei miei preordini?
Io avevo raccontato la storia di un gruppo di ragazzini, avevo dato voce alle loro insicurezze perché ci avevo ritrovato le mie. Avrei voluto una cosa molto semplice: che un ragazzo o una ragazza di quell’età, leggendo la mia storia, ritrovasse qualcosa di sé e scoprisse così la magia della scrittura e della lettura.
Bingo.
Questo era quello che volevo, indipendentemente dai preordini. La campagna di crowdfunding era la strada per arrivarci, non l’obiettivo.

Crowdfunding – Fase 8: Progettualità

Nel giro di qualche giorno, feci due cose molto importanti.
La prima fu quella di mettere nero su bianco il progetto di un laboratorio di scrittura rivolto ai ragazzi, che prendesse spunto dai personaggi del mio libro per coinvolgerli in un’esperienza molto più ampia. Cominciai a proporlo a librerie, biblioteche e associazioni, e ogni volta che mi sentivo rispondere “Bello! Ne possiamo parlare a settembre?” non mi spaventavo e non replicavo che avevo bisogno di chiudere la campagna a metà agosto, ma rispondevo che andava benissimo. Sì, certo: benissimo.
La seconda cosa che feci fu scrivere all’Associazione Gaslini Onlus, che sostiene le attività dell’Istituto Gaslini di Genova, a cui chiesi l’autorizzazione di devolvere a loro 1 euro per ogni copia che sarebbe stata ordinata, da lì alla fine della campagna. Volevo un segno concreto e tangibile del mio impegno verso i bambini e i ragazzi: il Gaslini è di Genova, il mio libro è ambientato in Liguria, e tutto questo era un meraviglioso cerchio che si chiudeva.

Non ho intenzione di dire che da qui in poi sia stato tutto facile, anzi. Mi sono vista costretta a rivedere ogni cosa, ogni messaggio, ogni comunicazione. Sono stata più diretta, ho raccontato di cosa parlava il libro, perché valeva la pena leggerlo, ho spiegato quanto costava (eh sì, anche quello!) e ho provato a far capire il valore di quello che avevo scritto. Avevo smesso di chiedere il favore di ordinare il mio libro, ma suscitavo curiosità e catturavo attenzione su un libro di cui, finalmente, avevo fiducia.

A pochi giorni dalla scadenza della campagna, i 200 preordini sono arrivati. Nel frattempo ho conosciuto persone meravigliose, ho messo in piedi progetti che non avrei mai pensato di poter realizzare e ho scoperto cose molto importanti di me, come ad esempio la capacità di attraversare ben 8 fasi nel giro di 100 giorni, senza mai arrendermi, io che impiego decenni prima di prendere delle decisioni importanti.

Questa è solo la prima puntata, perché il crowdfunding è stato solo un primo obiettivo da raggiungere per arrivare a realizzare un progetto molto più grande, che continuerò a raccontare. Per questo percorso, ringrazio ovviamente la casa editrice bookabook, non solo per l’opportunità che mi ha dato, ma anche per la pazienza e il sostegno che non mi ha fatto mancare, in questi incredibili 100 giorni.

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