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Google Trends - Cultura e Lockdown

Google Trends ci racconta il nostro rapporto con la cultura durante il lockdown

Google sa tutto di noi. E se impariamo a rivolgere a Google le domande giuste, possiamo scoprire anche noi tante cose che ci riguardano. 

Avvalendosi della piattaforma Google Trends, The Economist ha pubblicato una ricerca sulle parole più usate su Google prima e durante il lockdown, mentre Il Post ha localizzato la ricerca sul pubblico italiano, per capire come sono cambiati i nostri comportamenti nel corso dell’emergenza COVID-19.

I risultati sono noti, evidenti e più che prevedibili: aumentano le ricerche riguardanti la salute, i sintomi, i dispositivi di protezione personale, ma anche le ricette, il lievito, la consegna di cibo a domicilio

E per quanto riguarda la cultura? Che cosa è cambiato nel periodo del lockdown? Noi siamo cambiati? Negli ultimi mesi ho osservato con particolare attenzione il modo in cui la cultura ha saputo resistere e mi rendo conto che i comportamenti tenuti nei confronti della cultura durante l’emergenza COVID-19 possono essere davvero interessanti da osservare.

Ho provato a stringere ulteriormente la ricerca e riportare alcuni dati relativi alla cultura, comparando la ricerca di alcune parole chiave nei periodi tra il 1 febbraio e il 31 luglio 2020 (blu) e tra il 1 febbraio e il 31 luglio 2019 (rosso).

Molti di noi hanno avuto più tempo a disposizione e sicuramente Netflix ha impegnato molto di questo tempo, ma è bello rilevare che anche i libri sono stati protagonisti, come ci mostra in modo evidente la crescita della curva durante il periodo del lockdown.

Sicuramente la difficoltà è stata quella di poterne acquistare di nuovi e le soluzioni sono state principalmente di due tipi: acquistare libri online oppure acquistarli in versione digitale, per non essere vincolati alla consegna a domicilio.

Ma la voglia di tornare in libreria, girare tra gli scaffali e curiosare per individuare il prossimo libro da leggere è stata forte. Proprio nella seconda fase del lockdown, infatti, si riscontra un picco di ricerche rispetto alla parola chiave “librerie aperte”.

Inoltre, sappiamo benissimo che la chiusura delle scuole e la didattica a distanza hanno comportato non pochi problemi alle famiglie. Mentre non si registrano particolari anomalie nei flussi di ricerca di parole chiave come “letteratura per ragazzi”, “libri per bambini” o “libri per ragazzi”, ci sono due ricerche che mi hanno incuriosito molto. 

La prima è “storie per bambini”, che permette non tanto di acquistare libri per i più piccoli, ma di attingere a storie da raccontare, il che forse è ancora più bello perché riempie un tempo condiviso e alimenta una pratica, quella della narrazione, che da sempre rappresenta un ponte fondamentale tra le generazioni. 

Il secondo risultato interessante è quello relativo a “disegni da colorare”, che racconta la volontà dei genitori di trovare nuovi spunti, attività e idee che non tengano i bambini davanti alla televisione, ma offrano loro opportunità di gioco e di crescita.

E gli adulti? La voglia di imparare qualcosa di nuovo è stata protagonista di questo periodo. Ce lo indicano due filoni di ricerca in qualche modo complementari. 

Il primo è rappresentato da chi, chiuso tra le quattro mura domestiche, si è improvvisato cuoco, maestro, giardiniere, idraulico, falegname e chissà cos’altro. Ha quindi effettuato ricerche per trovare su internet gli strumenti necessari per acquisire rapidamente competenze pratiche, come ci dimostrano le chiavi “come fare per” e “tutorial”.

E poi molti hanno deciso di investire su di sé, sul proprio percorso personale e professionale, andando alla ricerca di corsi online che migliorassero le proprie competenze.

Si potrebbe proseguire a lungo. Ma per concludere, vorrei segnalare due note di colore, perché questo blog si chiama PopStory non a caso, e tutto ciò che è “pop” mi incuriosisce da sempre

Ho provato a osservare l’andamento della parola “dieta”, così come è stata ricercata su Google nei mesi passati. Se nel 2019 l’andamento è stabile, nel 2020 si osserva un totale disinteresse per tutto il periodo del lockdown, mentre l’annuncio delle possibili riaperture (inizio maggio) ha scatenato una nuova consapevolezza: forse molti di noi si sono guardati allo specchio e si sono accorti che aver trovato il lievito era stato un grande successo, ma ora bisognava correre ai ripari.

E poi lo shopping. Sono andata a curiosare gli articoli di abbigliamento ricercati online nei mesi del lockdown e, come prevedibile, hanno avuto quasi tutti un calo, perché evidentemente non hanno rappresentato una priorità. Eppure è interessante osservare che, mentre “scarpe” perde rapidamente interesse per tutto il periodo del lockdown, “ciabatte” sale dalla seconda parte del lockdown in poi: evidentemente molti di noi hanno apprezzato l’importanza di un buon paio di ciabatte che, anche in minima parte, può contribuire alla qualità della vita in casa.


Photo by Kev Costello on Unsplash

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